Partì un giorno senza avvisare nessuno, poiché a nessuno interessava di lui e a lui interessava solo di Paul.
Paul era il suo pesce, e naturalmente fu avvertito della partenza.
Lui si portò il minimo indispensabile: il suo bagaglio era comodo e le mani libere, fra le mani libere la boccia di Paul. Così da poter vederlo bene, Paul, durante tutto il viaggio, così da poterlo accudire, così da poterlo tranquillizzare con quel giochino con le dita nell’acqua.
Si divertiva ad accarezzargli la coda velata quando lo credeva agitato, Paul gli rispondeva con due giri su se stesso come a sorridere al compagno.
Partirono dunque ed andarono in Oriente, non sapendo di preciso dove né lui né Paul.
Non importava.
Si ritrovarono su di una spiaggia col sole caldo.
Solo loro su di una spiaggia.
Paul al fianco dell’amico, sulla spiaggia.
Paul nella sua casa e lui nel suo mondo e nel loro viaggio.
Mentre a poco a poco calava la sera, un’onda tiepida accarezzò i suoi piedi: l’acqua tiepida.
Si voltò per sorridere a Paul, per raccontargli di quel calore.
Paul era in mezzo al mare, con la sua boccia, verso altri lidi. Verso altri viaggi.
Pensò che l’amico l’avrebbe capito.
L’acqua tiepida rese l’addio dolce.
Era un addio di corpi. Nulla di irreparabile.
C’erano ancora le anime vicine, ad Oriente.